26 settembre 2019

"Abbey Road" 50 anni oggi

Da molti ritenuto pietra miliare del pop mondiale
(“Rolling Stone” l'ha inserito al 14º posto della sua lista "Top 500 album").
“Abbey Road” è un lavoro dalle caratteristiche molto particolari,
dai suoni all'arrangiamento, dalle litigate isteriche dei quattro
alle riappacificazioni estatiche, dalle orchestrazioni degli archi
al primo uso del Moog, fino alle apparizioni quasi solitarie
di Paul John George e Ringo in sala d'incisione,
che già ai ferri corti sceglievano e concordavano le parti cantate
in momenti diversi della giornata pur di incontrarsi il meno possibile.

Mentre Paul era in America George in India John a giocare con Yoko
alla scoperta dei “nuovi orizzonti” (e dell'eroina)
e Ringo a spasso per la City,
in studio c'era un vero e proprio esercito di musicisti
pronti a curare suoni sapori e dettagli
perché tutto riuscisse perfettamente.
Molti pensano a “Let It Be” (8 maggio 1970)
come ultimo disco dei Beatles, ma il vero ultimo album
è stato proprio “Abbey Road”, anche se pubblicato il 26 settembre 1969.
Quindi in che senso ultimo? Perché è stato pensato concepito e suonato
realmente in sequenza, mentre “Let It Be” è quasi una compilation di brani
registrati molti mesi prima e poi riarrangiati e assemblati.
Fra le altre singolarità c'è l'invenzione del “medley” (lato B)
un incastro di colori in una lunghissima sequenza in crescendo,
un'invenzione poi ripresa da tutti gli altri gruppi successivi sia pop che progressive
(soprattutto) con le loro famose “suite”.


Ricorderete tutti il “Rooftop Concert” del 30 gennaio 1969,
dove i Beatles suonarono l'ultimo live sul tetto della casa discografica,
erano già pronti allo scioglimento ufficiale ma rimandarono tutto
alla riunione del 3 febbraio negli uffici della Apple.
Iniziava la vera fine della loro storia, Lennon Harrison e Starr che volevano risanare
i conti disastrati con Allen Klein come manager (già degli Stones)
e McCartney che invece voleva lo studio legale Eastman.
Dopo una intera notte passata a litigare uscirono in tre
lasciando Paul da solo che era già mattina e puntualmente,
non decisero nulla.
Quella notte fu solo la punta dell'iceberg che Lennon definì "morte lenta",
iniziata già con la scomparsa di Brian Epstein (il loro manager) nel 67.
Trascorsi un paio di mesi di calma apparente,
ma sufficiente a farli ritrovare di nuovo al lavoro
Paul li chiamò convincendoli a lavorare almeno per finire una facciata entro l'estate
(prima che John partisse con Yoko per i viaggi pacifisti)
tanto era sempre lui quello più testardo ed impegnato,
come fece in quell'intera settimana passata a provare solo l'intonazione vocale di "Oh! Darling".
Non a caso quel pezzo è stato poi giudicato come
la miglior interpretazione vocale di McCartney di tutti i tempi.
Ma dobbiamo ringraziare George Martin (il produttore)
fu lui il domatore di quei felini capricciosi per tutto il tempo delle registrazioni.
Il più distante (fisicamente) era Harrison il più assente (mentalmente) Lennon
ed è solo grazie alla supervisione di Martin che si deve la buona riuscita del disco
(e la tenuta del gruppo).

L'estate arrivò e gli unici pezzi pronti erano "Oh! Darling", "Octopus's Garden"
e "You Never Give Me Your Money", ballata ispirata proprio alla litigata del 3 febbraio.
Intanto la EMI era letteralmente assediata dai fan
che non capivano perché i pezzi del “Rooftop Concert” non fossero ancora in vendita,
così per calmarli fecero uscire il singolo "The Ballad of John and Yoko".

Siamo a luglio e in una sola settimana incisero nell'ordine
"Her Majesty", "Golden Slumbers", "Carry That Weight",
"Here Comes the Sun" e "Maxwell's Silver Hammer".
A fine mese arrivarono anche "Come Together", "The End", "Sun King",
"Mean Mr. Mustard", "Polythene Pam", "She Came In Through the Bathroom Window"
e ad agosto l'ultimo pezzo, "Because". Tutto fatto?
Si, ma non avevano ne' un titolo ne' un'idea di copertina
(che allora era molto importante).
Buttarono giù dei titoli in un foglio ed erano quasi convinti
che il migliore doveva essere "Everest", sia simbolicamente come apice di carriera,
che simpaticamente dedicato al loro fonico di sala che fumava sigarette solo di marca Everest...
ma c'era un problema, andare a farsi fotografare in Tibet!
Capirono al volo che non era una cosa molto conveniente e così arrivò Ringo
che disse ridendo "ma siamo in Abbey Road, chiamiamolo Abbey Road!".

E fu così che si ritrovarono ad attraversare le famose strisce pedonali
davanti agli studi per la più celebre e “misteriosa” copertina del gruppo,
dove tutti i dietrologi di allora si tuffarono (ancora oggi) per le strane coincidenze della scena
fino all'improbabile leggenda della morte di Paul McCartney.
Altri accostano quell'otto agosto alla strage di Bel Air e la morte dell'attrice Sharon Tate
uccisa dalla setta di Charles Manson.
Lui stesso ci inzuppò il pane, “ammettendo” di essersi ispirato alla canzone "Helter Skelter"
(del "White Album").

25 settembre
anche John si apprestava al lento distacco
annunciando e cantando la dipendenza dall'eroina in "Cold Turkey",
primo singolo da solista e il giorno dopo usciva "Abbey Road"
la vera pietra tombale dei Beatles.
La cosa che fa più rabbia è che in quel periodo avevano raggiunto
un tale livello di perfezione tecnica e compositiva
che non aveva eguali in nessun altro lavoro precedente e che,
non ostante le discussioni e traversie del gruppo, quello resterà per sempre
l'album più evoluto e perfetto che i Beatles abbiano mai prodotto.



Lato A

Come Together (Lennon-McCartney) - 4:20
Something (Harrison) - 3:03
Maxwell's Silver Hammer (Lennon-McCartney) - 3:27
Oh! Darling (Lennon-McCartney) - 3:26
Octopus's Garden (Starkey) - 2:51
I Want You (She's So Heavy) (Lennon-McCartney) - 7:47
Lato B

Here Comes the Sun (Harrison) - 3:05
Because (Lennon-McCartney) - 2:45
You Never Give Me Your Money (Lennon-McCartney) - 4:02
Sun King (Lennon-McCartney) - 2:26
Mean Mr. Mustard (Lennon-McCartney) - 1:06
Polythene Pam (Lennon-McCartney) - 1:12
She Came In Through the Bathroom Window (Lennon-McCartney) - 1:57
Golden Slumbers (Lennon-McCartney) - 1:31
Carry That Weight (Lennon-McCartney) - 1:36
The End (Lennon-McCartney) - 2:19
Her Majesty (Lennon-McCartney) - 0:23

Etichetta EMI, Apple Records
Produttore George Martin
Registrazione Abbey Road Studios, Olympic Studios e Trident Studios Londra, da aprile ad agosto 1969.

Pubblicazione 26 settembre 1969
Durata 47.54

06 luglio 2019

6 luglio 1957 oggi sono nati i Beatles




Ripubblico questo post ogni anno
fa bene alla memoria dei vecchi come noi
e alla testa dei più giovani
("chiedi chi erano i Beatles")
ma poi tutti dobbiamo qualcosa a questa data
e a questo incontro.. "benedetto".

Siamo a Liverpool
più precisamente a Woolton
un sobborgo che si trova a sud della città.
E' un sabato 6 luglio del 1957
festoso e benedetto in ogni senso
visto che ci troviamo nella chiesa di St. Peter.
Come ogni anno c'è la festa della parrocchia
e oggi c'è un'esibizione di un gruppetto del posto
si chiamano Quarrymen
il loro leader è un sedicenne di nome John.

Si suona e si canta
e si guardano le ragazze
(solo guadare che Dio ti vede)
c'è anche Ivan, un amico di scuola di John delle elementari
ma ormai lui è solo un ex componente della band
è li che gira e va su e giu come un matto.
Non sta mai fermo balla canticchia esce torna indietro
e anche se non fa più parte della band
vuole esserne comunque parte attiva
ed ha in mente qualcosa.

A un certo punto torna verso il palco
va da John e gli si mette a bisbigliare all'orecchio
John si china e continuando a spennare la sua chitarra
ascolta Ivan che gli dice..
.."guarda là in mezzo c'è un certo Paul
è un mio compagno di scuola è forte
voglio fartelo conoscere" ..

John guarda in avanti e dice "ok mandalo qui".

Paul è un sorridente e vivace quindicenne
ma a quanto pare la sa già lunga
dicono che a scuola ogni tanto intoni ritornelli Rock'n'Roll
e provi riff di chitarra.
Ma eccolo che arriva, si presenta a John
e poco dopo decidono di improvvisare insieme
così giusto per sentire che combina.


Lui attacca suonando Long Tall Sally di Little Richard
e poi Twenty Flight Rock di Eddie Cochran.
John lo segue ammirato, anche perché
invece di inventare parole a caso
(come invece fa sempre lui)
si accorge che scandisce ogni strofa
esattamente come il disco
e gli accordi non sono inventati ma ..quelli veri!
John viene letteralmente fulminato
dalla naturalezza e abilità di Paul
e dalla sua infallibile memoria
canta come se avesse i testi davanti
e non sbaglia un colpo.

Ma è dopo aver intonato anche
Be-Bop-A-Lula di Gene Vincent
che Paul lascia tutti a bocca aperta
mostrando la procedura "professionale" di accordatura
qualcosa di mai visto e che avrebbero potuto avere solo a pagamento.

A questo punto John si gira verso Ivan
e con un cenno di ammirazione dice
"beh avevi ragione è davvero forte.
C'è solo un problema ..qui il leader sono io!
dammi un po' di tempo per pensarci".

Passano tre minuti, giusto il tempo di un'altra canzone
e mentre John guarda Paul intonare l'ultimo inciso decide.
Chiama al palco l'altro amico Pete e gli dice
"appena finiamo prendi Paul da una parte
e chiedigli se si mette con noi, magari funziona"

Beh si, ha funzionato!


12 giugno 2019

Paul Pedana NEWS



Che notizie? Non bene ma benissimo:
e cominciamo dai video:

il nuovo di "Suave" è già in circolazione da alcuni giorni
e sta andando a gonfie vele su youtube
in oltre è in arrivo per fine agosto anche quello di "Dreaming"
girato durante il tour est-europeo
insomma pare che il ragazzo si stia dando molto da fare
anzi senza pare, lo sta facendo in lungo e in largo
e non al paesello solito ma tra Europa e USA
(Polonia, Bielorussia, Chicago, Indianapolis, New York).

Per quanto riguarda i suoni
cd e vinile di Ex-Human sono ufficialmente sbarcati
e distribuiti anche nei negozi americani
dove Paul si è recato di persona cantando e suonando
dal vivo nei meeting-stores per tutti i nuovi fans entusiasti.
Non succede spesso anzi, non succede mai
soprattutto fra gli "indie" di ogni genere.

Ma visto che ormai Ex-Human è un adolescente quasi adulto
è giusto pensare anche al futuro e appena di ritorno dagli USA
si dedicherà al nuovo album che finirà di scrivere a Londra
e di cui è prevista l'uscita per fine anno.


Altre novità saranno extra-music
anche se condite anzi innaffiate, di ottima musica.
A fine mese si chiuderà in cantina, non nella sua
ma in quella della famiglia Meroni in Valpolicella
per scrivere una nuova canzone dedicata al loro vino
"Velluto" e contemporaneamente in Francia
un' altra prestigiosa famiglia di vini
quella delle cantine "Lombard"
lo ha scelto come testimonial ufficiale
per la promozione del loro champagne.
Che dire, brindiamo! Non bene ma benissimo...
e alla prossima


GiMi



04 marzo 2019

Come è profondo Lucio - Best Albums Ever (4)


Esiste il tempo?
Meglio dire di no..
appena 42 anni fa
usciva questo "primo album" di Lucio
dopo quasi due decenni
fatti di teatrini, sagre, jazz...
insulti, pomodori e ortaggi vari
che puntualmente coronavano le sue apparizioni.

Primo disco tutto suo
dopo i vari parolieri del passato
(Bardotti, Baldazzi, Pallottino, Roversi)
diventa finalmente "cantautore"
rompendo lo storico sodalizio
col poeta bolognese Roberto Roversi
autore dei tre album precedenti.
Primo album da autore
e (finalmente) primo album di successo.


Concepito nel suo rifugio delle Tremiti
dentro la sua Cala Matana
nella primavera-estate 77
e pubblicato nell'immediato autunno (21 novembre)
stupì tutti arrivando subito al cuore
come una ventata di nuova energia
e l'immagine del "cantante strano" e "anomalo"
svanì di colpo per lasciare il posto all'Artista
che finalmente maturo, trova se stesso
stupendo anche colleghi e musicisti
che non avrebbero mai creduto
potesse riuscire a farcela da solo.

Concepito non è un termine esagerato
perché questo disco per lui
fu una prova fondamentale
come la nascita di un figlio
e la rinascita del nuovo Lucio.
Negli anni in ogni intervista
e con tutti i suoi amici bolognesi
ha sempre scelto questo album
come quello più importante di tutti.

Otto brani e otto storie diverse
sia surreali e immaginate
che vissute realmente.
Lucio era un registratore umano
e riusciva a captare ogni dettaglio
che poteva uscire da qualsiasi contesto
o persona arricchendolo di fantasia
e suggestioni visionarie
bizzarre e caotiche
come l'ansiogeno e surreale teatrino
di "Corso Buenos Aires"
che a pensarci bene
se conoscete Milano
tanto surreale non è

"Ragioniere, dia a me la borsa
e vada via di corsa in fondo a quella via
a chiamar la polizia!
Non dobbiamo perder tempo!
C'è un bar qui vicino
si può telefonare
ci beviamo anche un grappino"…

o l'onanismo compulsivo
della ironica "Disperato erotico stomp"

"Quindi, normalmente,
sono uscito dopo una settimana
non era tanto freddo, e normalmente
ho incontrato una puttana.
A parte i capelli, il vestito
la pelliccia e lo stivale
aveva dei problemi anche seri
(che sostituisce la censurata "non avrò preso lo scolo")...
e non ragionava male.....
Ho fatto le mie scale tre alla volta,
mi son steso sul divano,
ho chiuso un poco gli occhi,
e con dolcezza è partita la mia mano"

Bizzarrie e profondità immense
proprio come lui.
Già da quel fischio di "Come è profondo il mare"
si sente il mare della vita
il mare inteso come
pensiero, libertà, umanità
sensibilità, intelligenza, insomma l'uomo stesso
alle prese ogni giorno col suo
eterno dilemma esistenziale
col potere e strapotere del mondo
della sua violenza e assurdità

"Certo
Chi comanda
Non è disposto a fare distinzioni poetiche
Il pensiero come l'oceano
Non lo puoi bloccare
Non lo puoi recintare
Così stanno bruciando il mare
Così stanno uccidendo il mare
Così stanno umiliando il mare
Così stanno piegando il mare"

Lucio è sempre stato un po' "politico"
ma nel senso più ampio del termine
non certo di militanza servile
e qui diventa ancora più intenso
elegante, sobrio, concreto
senza schiamazzi né stranezze
ma anzi, con una grandissima attenzione
agli arrangiamenti e la cura artigianale
di suoni e dettagli mai sentiti prima
nell'era più sperimentale e barocca.

Fu realizzato "in diretta"
come si usava allora
e come facevano tutti i grandi (come Battisti)
con lui che suonava guidando coristi e musicisti
(tra cui gli Stadio, Luciano Ciccaglioni, Jimmy Villotti)
per aggiungere o tagliare
in un lavoro di assoluta cesellatura artigianale
e SENZA CLIC !
Da cui oggi quasi nessuno si azzarda a "uscire"...
e si scopre anche un nuovo Lucio
più intimo e attento
come nella dolce rabbia
della solitudine paranoica
de "Il cucciolo Alfredo"

"La musica andina, che noia mortale,
sono più di tre anni che si ripete sempre uguale,
mentre il cucciolo Alfredo canta in modo diverso
la canzone senza note di uno che si e` perso"....

o la solitudine malinconica di "E non andar più via"
e quella struggente di "Quale allegria"
ispirato alla scomparsa di sua madre.

"Quale allegria
Se ti ho cercato per una vita senza trovarti
Senza nemmeno avere la soddisfazione di averti
Per vederti andare via
Quale allegria
Se non riesco neanche più a immaginarti
Senza sapere se strisciare se volare
Insomma, non so più dove cercarti"

Finalmente un punto di equilibrio
tra il saltimbanco che conoscevamo
e l'uomo più solitario e sensibile.
Ron afferma che "Lucio in quel momento
era magico, in vero stato di Grazia!
E tutta la sua energia riusciva
a illuminare chiunque gli fosse intorno".

Si è vero e si sente ancora oggi
è un suono diverso "presente" e vivo.
Questo disco fu la rampa di lancio
per tutti i lavori successivi
da qui in poi
solo successi.
E un anno e mezzo dopo
il successo fu ancora più grande
con l'album "Lucio Dalla"
quello che conteneva "L'anno che verrà"
"Anna e Marco" e molte altre
e che arrivò fino a un milione di copie vendute.

Come spesso accade
il gran successo può dar fastidio a qualcuno
o almeno suscitare (legittime) curiosità
così nell'estate 79
anche il settimanale "L'Espresso"
prese la briga di occuparsi di lui
scrivendo... "Ma che ci trovano in quel Dalla?"
Alla fine era solo una chiacchierata
botta e riposta a viso aperto
col celeberrimo Giorgio Bocca.
Certo, sarebbe bastato
capire di musica o almeno
avere un po' di orecchio
e quel titolo con quella domanda cretina
non sarebbe mai uscito
ma da uno che si occupava di
falci martelli e garofani
cosa ti potevi aspettare?...

Ok.... continuate l'ascolto
e non pensateci!
E poi continuate anche la lettura
ma stavolta con un libro
pubblicato da Rizzoli nel 2007
"Come è profondo il mare"
Biografia del capolavoro di Lucio Dalla
di Maria Laura Giulietti

Ciao bellini alla prossima
(e sarà ancora un altro Lucio....)








Pubblicazione 1977
Durata 36:04
Tracce 8
Etichetta RCA Italiana PL 31321
Produttore Alessandro Colombini e Renzo Cremonini
Registrazione studi RCA (Roma, Italia), Stone castle studios (Carimate, Italia)
tecnico del suono Maurizio Montanesi e negli Stone Castle Studios di Carimate Ezio De Rosa).

 Lato A

Come è profondo il mare - 5:24
Treno a vela - 3:27
Il cucciolo Alfredo - 5:22
Corso Buenos Aires - 4:38



Lato B

Disperato erotico stomp - 5:52
Quale allegria - 4:30
...E non andar più via - 3:25
Barcarola - 3:50



Formazione
Lucio Dalla – voce, fiati, tastiera, sintetizzatore
Luciano Ciccaglioni – chitarra
Alessandro Centofanti – tastiera, sintetizzatore
Ron - Rosalino Cellamare – chitarra, tastiera, sintetizzatore
Fabio Liberatori – tastiera, sintetizzatore
Marco Nanni – basso
Giovanni Pezzoli – batteria
Jimmy Villotti – chitarra
Paolo Donnarumma – basso (in Come è profondo il mare)
Flaviano Cuffari – batteria (in Come è profondo il mare)
Claudio Bazzari – chitarra (in Come è profondo il mare)
Gianni Oddi – fiati
Gaetano Zoccanali – fiati
Baba Yaga – cori

21 gennaio 2019

Best Albums Ever (3)

Il terzo disco di 'Best Albums Ever'
è firmato Weather Report
e vuole essere anche un omaggio
sia al fondatore del gruppo Joe Zawinul
(1932-2007)
uno dei tastieristi più eclettici e innovatori del mondo
sia a Jaco Pastorius (1951-1987)
il più grande bassista mai apparso sulla terra.

Come sempre il consiglio che vi do
è quello di leggere
col suono del disco in sottofondo
magari in vinile ma capisco ...
non è sempre possibile (né comodo)
quindi va benissimo anche da uno qualsiasi
degli ordigni disponibili on line
(Spotify ecc....) buona lettura e buon ascolto.


Questa volta usciamo dal Rock e dal Soul.
nella terza puntata dei Best Albums Ever
rispolveriamo insieme un album 'colto'...
dagli scaffali dei ricordi
ho ritrovato questo 'Heavy Weather'
ottavo album dei Weather Report.

Sopra la città lo squarcio fulminante di nuova luce
nuovi colori nuovo vento che scuote l'orizzonte del jazz
un jazz che va oltre il solito cielo
lo chiamarono fusion, jazz-rock, jazz neo-prog
ma alla fine fu semplicemente
un nuovo codice con cui confrontarsi
e non a caso esce nel 77
un periodo denso di rivoluzioni
dalla comunicazione alla musica
dalla politica al sociale
nella splendida copertina di Heavy Weather
si legge il nuovo meteo
il clima è cambiato
state pronti...
e poi dentro tutto il resto
anzi, il "tutto".

A cominciare da Jaco Pastorius al basso
che diventa stabile dopo le sporadiche
apparizioni (2) nel lavoro precedente
con Joe Zawinul alle tastiere
Wayne Shorter al sax
Alex Acuna alla batteria
e Manolo Badrena alle percussioni
i Weather Report approdano a nuove sonorità
maturate già nel precedente 'Black Market'
realizzando il capolavoro della loro carriera.

Atmosfere nuove e mai sentite
dallo swing fino al rock, alla musica etnica
Un'opera di sintesi estetica eccezionale
la band più innovativa e sconvolgente di quegli anni
senza più barriere stilistiche spaziando oltre i propri confini
e squarciando quel cielo fino ad allora
sempre grigio e uguale a se stesso.

Orecchiabilità colore e divertimento
sono questi i primi tre aggettivi
che mi vengono in mente
riascoltandolo insieme a 'Black Market'
(l'album precedente)
dopo anni di alambicchi
e sperimentazioni
i Weather diventano finalmente
godibili e accessibili.
Sarà l'album della definitiva consacrazione
(anche commerciale).
Fu l'album più venduto della storia del Jazz
(500.000 copie).
38 minuti di pura energia
da consumare sotto la puntina
e da conservare gelosamente
per le attuali e prossime generazioni.


Molto è dipeso anche dall'arrivo di Jaco Pastorius col suo 'basso vivente'
e le sue invenzioni.
Se nei primi album ti alienavi
nel decifrare faticosissime elaborazioni
qui si trovano finalmente leggerezza e musicalità
piacevolmente accessibili e inaspettate.


L'album inizia con una traccia notevole e famosa
"Birdland"
resa popolare anche dalla versione dei Manhattan Transfer del 79.
E' dedicato al jazz degli anni cinquanta
(Zawinul ricorda in un'intervista
di essersi ispirato alle atmosfere
della big band di Count Basie).
Pura leggerezza, allegra e spensierata.
Essendo un pianista/tastierista/strimpellatore
è anche una delle mie preferite
e suonarla e stravolgerla
in ogni modo possibile
è sempre divertente anche oggi.
Qui Joe coi suoi 'svolazzi'
segna un percorso nuovo per tutti i tastieristi
tonale e atonale si fondono e rimani attonito...
il suo sarà il nuovo standard di riferimento.
Se mi chiedessero di definire un' esempio di "buona musica"
direi questa, senza dubbio.

Il secondo pezzo
è un'altra "canzone" stupenda
(strano usare il termine canzone per i Weather Report)
'A Remark You Made'
molto più dolce e profonda.
Un vero acquerello fra impressionismo e surrealismo.
Pare che Zawinul la scrisse per il solo fretless di Pastorius
ma Jaco e Wayne inventano un duo sax/basso
ai limiti del metafisico.
Il sax ha una bellezza e un fascino paragonabile
ad 'Us e Them dei Pink Floyd'
Jaco riempie e accompagna
con una delicatezza piena di sentimento.

La terza traccia è
'Teen Town'
scritta da Jaco
un posto, un locale della Florida
dove il giovane Pastorius
viveva le sue estati.
Una traccia che la maggior parte dei bassisti conoscerà
essendo diventato uno standard
una palestra su cui allenarsi
e confrontarsi (inutilmente)
col suo tono imperativo e inafferrabile
le dita si muovono così velocemente
che nessuno le indovina.
una guerra persa in partenza.
E' un brano talentuoso ma la sua brevità
non da modo di approdi possibili
tecnica pura, punto.

La traccia 4
'Harlequin'
è composta da Wayne Shorter
si presenta con un bel pianoforte
che domina la scena
col sax di Wayne fino alle ultime note.
Qui Jaco è meno tecnico e virtuoso.
Dissonanze rumori e respiri
e gli angoli prospettici si moltiplicano
con Pastorius che aleggia incessantemente.
Uno degli episodi più importanti del disco
dove la maturità di Shorter si impossessa della scena

La numero 5 è
'Rumba Mama'
una strana traccia.
di Manolo Badrena
composta per sole percussioni e voce (live)
si inizia con Manolo che urla in spagnolo.
Circa un minuto dopo
bonghi e congas entrano e si impongono.
E' il classico riempitivo
un intermezzo etnico/tribale
non c'è nient'altro che la possa descrivere.

La numero 6
'Palladium'
composta da Shorter
un Funk allegro e pieno di groove
scandito in sedicesimi da Pastorius.
Qui le tastiere sono limitate
lasciando che Badrena e Jaco facciano
il lavoro davanti al sax alto di Wayne.
Probabilmente la più completa e importante dall'album,
musicalità superba e talento sopraffino
e tutto viaggia perfettamente all'unisono.
fino all'approdo finale in un esotico crescendo.

Nella 7
'The 'Juggler'
si sente lo stile più fusion della band.
L'anello di congiunzione
l'elemento di continuità
tra questo album e il precedente 'Black Market' (76).
Qui si avvertono le allarmanti "previsioni meteo"
di un probabile futuro meno felice e più sofferto.
Si medita fra terreno e cosmico con richiami Africani
fino ai temi pseudo-orientali del finale
dentro un vortice di melodie dolci e frastagliate.

Finiamo con
'Havona'
la composizione finale è scritta da Jaco
ed è interamente guidata da bassi e synth.
Pastorius si scatena nella sua performance
e il suo strumento diventa una piccola orchestra
con le sue dita che volano fino allo sfinimento fisico.
Il synth ci fa decollare e ci trasporta
in orizzonti dolci e contagiosi
fino alla foce del ritmo.
Wayne mostra tutte le doti del suo soprano.
Il basso di Jaco e le dita di Zawinul
ci fanno sobbalzare e riflettere
su quanta bravura e talento ci siano qui dentro.
Pastorius giganteggia in due assoli stupendi
complessi, pericolosi, innovativi, diabolici, sontuosi.

"I've never seen another bass player have such stamina.
He could play those 16th-note lines at super-fast tempos,
over and over and never slow down or stutter"
(Joe Zawinul).


Nulla sarà più come prima.
La critica li acclamerà
la rivista "Down Beat"
li celebrerà come vincitori
delle rispettive categorie strumentali Jazz.
Da quel 1977 e da questa nuova
"perturbazione meteo"
il clima musicale sarebbe cambiato
per sempre.


Tracce

Birdland (Zawinul) - 5:57
A Remark You Made (Zawinul) - 6:51
Teen Town (Pastorius) - 2:51
Harlequin (Shorter) - 3:59
Rumba Mama (Acuña/Badrena) - 2:11
Palladium (Shorter) - 4:46
The Juggler (Zawinul) - 5:03
Havona (Pastorius) - 6:01

Formazione

Joe Zawinul - sintetizzatore, basso, chitarra, pianoforte, piano elettrico, batteria, tastiera, voce
Jaco Pastorius - basso, mandolino, batteria, voce
Alejandro "Alex" Acuña - percussioni, conga, batteria
Wayne Shorter - sassofono
Manolo Badrena - percussioni, conga, timbales, voce


Pubblicazione 1977
Durata 37:39
Etichetta CBS Records
Produttore Joe Zawinul, Jaco Pastorius, Weather Report
Registrazione Dal 1976 al 1977 nei Devonshire Sound Studios di Hollywood, California