30 gennaio 2021

Beatles - Rooftop Concert



E' quasi mezzogiorno del 30 gennaio 1969
e quei mattacchioni dei Beatles
bloccano traffico e passanti suonando il loro ultimo "concerto"
in cima all'edificio della Apple Corps al n.3 di Savile Row, a Londra.

"Era già da un pezzo che stavamo pensando come chiudere in bellezza.

C'era l'idea di suonare dal vivo in qualche posto 

e da tempo ci stavamo domandando dove saremmo potuti andare 

magari al Palladium o nel deserto del Sahara. 

Ma avremmo dovuto portarci dietro tutta la roba 

così decidemmo: Saliamo sul tetto!"

(Ringo Starr)


Qualche giorno prima cominciarono a pensare
al come/cosa buttando giù appunti e idee
ma alla fine decisero di improvvisare.
Solo la parte tecnica era stata curata
tutto il resto lo avrebbero deciso...sul tetto.
A proposito di tecnica, l'audio venne registrato impiegando
due banchi da 8 piste posizionati nella cantina della Apple
e il tecnico era un certo Alan Parsons
mentre delle immagini si occupò il regista Michael Lindsay-Hogg
che in seguito traspose in un film-documentario di 81 minuti
("Let It Be - Un giorno con i Beatles").

Con loro c'era anche Billy Preston al piano Fender
che era stato "ingaggiato" da George Harrison
per dare più energia all'evento.
La playlist doveva prevedere almeno dieci pezzi
ma "grazie" ai soliti residenti infastiditi
e al traffico completamente paralizzato dalla folla
furono i Bobbitt a decidere la scaletta lasciandoli esibire
solo fino al quinto pezzo



Get Back

Don't Let Me Down

I've Got A Feeling

The One After 909 e Dig A Pony



Alla fine John Lennon salutò ironicamente con la frase:

 "Vorrei dire 'Grazie' a nome del gruppo e noi stessi 

e speriamo di avere superato l'audizione!"...




24 gennaio 2021

24 gennaio 1962 i Beatles hanno un manager

 


#BrianEpstein nessuna precedente esperienza da vero "manager" 
però già famoso e vulcanico imprenditore.
Li sentì esibirsi al #Cavern e rimase folgorato dalla loro bravura 
ma c'era un piccolo problema, i gruppi beat a Liverpool erano già duecento 
tutti contro tutti e nessuna casa discografica con la voglia di ascoltarli.
Condizioni contrattuali: 25% (la regola era il 10)
vista la situazione andava bene per entrambe le parti.
Per Brian non fu semplice "piazzarli" rifiutati dalla Columbia Records 
rifiutati dalla Pye Records rifiutati dalla Philips Records 
rifiutati dalla Oriole Records rifiutati dalla Decca Records...
ma se è destino è destino....non si scoraggiò 
e finalmente riuscì a convincere la Parlophone 
minuscola e insignificante casa di produzione legata alla prestigiosa EMI.
Beh, poi sappiamo com'è andata...

22 gennaio 2021

Re Leopardo




Come ogni anno per noi "capelloni"...come ci chiama lo zio #RinoBorra 
il 22 gennaio è la giornata dedicata al più grande di tutti 
e come ogni anno riecco il post celebrativo al nostro Re #Leopardo

Nell'89 sono stato qui con te a #RadioMilanoInternational 
eravamo dentro questo studio la tua 'gabbia' che 'ruggivi' come sempre 
eri in onda e telefonavi e scrivevi e fumavi e preascoltavi 
e programmavi la jingle machine e ti affacciavi alla finestra per il divieto 
e correvi di la e ritornavi di qua e annunciavi e disannunciavi col fischio 
(insieme al ruggito il tuo marchio inconfondibile) tra dischi nastri fogli e foglietti 
parlando anche dell'Umbria e della mia radio e di tastiere e di mixer 
e delle radio di Milano e di RMI e di musica e degli Earth Wind & Fire 
e della black e degli italiani e del nuovo mix che preparavi e di quello già fatto 
e delle discoteche e delle notti e degli "amici" e della gggente 
come quel poraccio di Assisi che millantava e tutto così 
senza sosta e senza freni né respiro e senza punteggiatura...
e pieno di E come questo post...perché tu non avevi punteggiatura 
ma solo contenuti energia ed entusiasmo di fare musica e radio 
di ESSERE musica e radio

Ecco eri così eri tu, ecco sei così Sei Tu!
#LeonardoReCecconi
1 settembre 1954 - 22 gennaio 2004
Ciao Leo, ciao Re

16 gennaio 2021

HappyBDay CAVERN

16 gennaio 1957 Alan Sytner
apre a Liverpool il Cavern Club.
Si ispirò ai localini jazz frequentati a Parigi
imitandone anche il nome.
Si accorse infatti che molti usavano "Le Caveau"
per ogni luogo anche semplici scantinati sotterranei
o cantine vere e proprie così appena rientrò a Liverpool
si mise subito in cerca di un posto simile
ed il più adatto che riuscì a trovare fu un ex rifugio bellico
al numero 10 di Mathew Street.

A differenza dei francesi però
non si limitò al jazz
ma estese le partecipazioni ai gruppi "skiffle"
di tutta la regione e moltissimi esordienti
arrivarono anche da Londra a suonare blues
rock e soprattutto beat, il genere del momento.
Dopo diversi esperimenti, la prima "Beat night"
fu nel maggio del 60 con "Rory Storm and the Hurricanes"
che avevano alla batteria un certo Ringo Starr.
L'esordio dei Beatles fu il 21 febbraio 1961
e da quel giorno pestarono le tavole per altre 292 volte.

In una di queste notti
vennero avvicinati da Brian Epstein
che presto li avrebbe tolti da quel palco (agosto 1963)
e messi a contratto con la EMI Parlophone
per lanciarli definitivamente in orbita.
Al Cavern Club passarono ancora molti grandi artisti
(Rolling Stones, Yardbirds, Kinks, Elton John, Who)
ma nessuno di questi potè fermarne
l'inevitabile declino nel maggio 73.
Gli ultimi a suonare furono i Focus
la ProgBand di Jan Akkerman.

Del Cavern originale ormai non rimane quasi nulla.
Fu semi demolito per poi riaprire nel 1984
in una specie di riproduzione evocativa del vecchio locale
con parti di arredi e gli stessi mattoni originali.
Oggi si fa ancora musica live
ma è principalmente solo una meta turistica.
Ogni agosto torna il cuore pulsante
dell'International Beatle Week Festival
durante il quale le tribute/cover band dei Beatles
arrivano da tutto il mondo per esibirsi.


Oggi Fa parte di: Cavern Walks - Shopping Centre
Indirizzo: 10 Mathew St, Liverpool L2 6RE, Regno Unito
Telefono: +44 151 236 9091

12 gennaio 2021

I debuttanti...Led Zeppelin

 "Oggi" 12 gennaio 1969

i Led Zeppelin pubblicano in USA il primo album
(31 marzo 69 in Inghilterra)
e si presentano ufficialmente al mondo.


Fu Peter Grant che aveva già collaborato con The Yardbirds
a "scommettere" su questi ragazzi preparando per loro
un contratto con la Atlantic e che contratto! 
Spuntò una delle cifre più alte dell'epoca 
per una band di esordienti, circa 200 mila dollari
ma evidentemente non ci voleva molto a riconoscere quei talenti
anche se non è sempre così scontato
i Beatles nel 62 vennero scartati dalla Decca 
e bollati come incapaci e insipidi...

Conosciuto anche come "Led Zeppelin I"  
fu registrato negli Olympic Studios a Barnes (Londra)
in appena 36 ore di lavoro
per un costo totale di sole 1.782 sterline
quasi tutti i brani furono eseguiti in 'live-recording'
con pochissime sovraincisioni.

E' diventato una pietra miliare del rock 
battezzando Jimmy Page fra i chitarristi più forti al mondo.
Pietra miliare anche per la copertina
ottenuta rielaborando un fotogramma
del disastro del dirigibile "Zeppelin LZ 129 Hindenburg"
avvenuto nel 1937.


Si narra che la nipote del Conte von Zeppelin
(Contessa Eva von Zeppelin) 
dopo aver visto la copertina a Copenaghen nel 1970
minacciò di querelare il gruppo 
per uso illegale del nome di famiglia


Citazioni:

"Sappiamo benissimo che stiamo facendo affari migliori 
di... un sacco di gente  che viene glorificata dalla stampa
(Rolling Stones) ma senza essere egocentrici 
riteniamo che sia arrivato il momento in cui la gente 
debba conoscere di noi cose diverse 
dal fatto che ci cibiamo di donne 
e ne gettiamo le ossa fuori dalle finestre".
(Robert Plant)

"Sono il fan dei Led Zeppelin più sfegatato del mondo. 
La loro musica, il modo in cui si comportavano, 
l'intera struttura di management - loro sono stati il modello. 
I Queen suonavano sempre Immigrant Song durante le prove, 
solo per lo splendore del suono".
(Brian May)

"Il suono che sentivo uscire da quelle casse, mentre cantavo, 
era di gran lunga meglio di qualsiasi figa d'Inghilterra. 
Era così sessuale, osceno, aveva così tanto potere...
insomma, era devastante".
(Robert Plant in -Il grande libro del rock e non solo- 
Massimo Cotto 2011)


3 Libri da consigliare:

Federico Ballanti, Led Zeppelin, Roma, Lato Side Editori, 1982

Cesare Rizzi, Enciclopedia della musica rock. 
1970-1979, Firenze, Giunti Editore, 1996

Massimo Cotto, Il grande libro del rock (e non solo), Rizzoli, 2011


In Vinile:

Lato A
Good Times, Bad Times 
Babe I'm Gonna Leave You 
You Shook Me 
Dazed and Confused 

Lato B
Your Time Is Gonna Come 
Black Mountain Side 
Communication Breakdown 
I Can't Quit You Baby 
How Many More Times



Registrazione:
Olympic Studios di Londra, 
settembre/ottobre 1968

Formazione:

Robert Plant - voce, armonica a bocca
James Patrick Page - chitarra elettrica, chitarra acustica, 
pedal steel guitar, cori
John Paul Jones - basso, organo, cori
John Bonham - batteria, timpani, cori

Altri musicisti:
Viram Jasani - tabla

Disco d'oro - 22 luglio 1969
Inghilterra - Settimane in classifica: 150
USA         - Settimane in classifica: 400



11 gennaio 2021

il Padre dell' Hammond



L'11 gennaio 1895
nasce Laurens Hammond
il Padre, dell' Hammond.

Se siete fra quelli che ora pensano...
"Che cavolo è sto "Hammond" forse è meglio che
vi dedichiate ad altre letture
a meno che, da bravi assetati
non vogliate scoprirlo proprio adesso.

L'Hammond è l'Organo più famoso del mondo
chiunque faccia/abbia fatto musica 
non può non conoscerlo...almeno nel suono.
Personalmente ne ho avuti tra le mani un paio
(modello B-3) purtroppo però sempre in studio
e mai dal vivo coi gruppi perché non solo costava tanto
ma PESAVA tanto (un quintale circa) più l'"accessorio"
il Leslie, un altro bell'armadietto che gli sedeva accanto
con dentro un ventolone che a seconda della velocità
poteva generare vibrati più o meno intensi e veloci.
Certo, oggi tutto è stato risolto dai sintetizzatori
che clonano alla perfezione qualsiasi Hammond
allora invece servivano almeno due persone 
per il trasporto...e mezzo furgone solo per lui.

A parte questo "piccolo" dettaglio
è stato certamente il MUST per ogni tastierista
insieme al piano Fender/Rhodes e i primi Moog. 
Quindi solo grazie Mr.Laurens!

Laurens Hammond, lo creò negli anni trenta
e contrariamente a quanto si potrebbe immaginare
non era affatto un musicista ma "solo" un geniale inventore
e con solide basi di studio 
laureato nel 1916 in ingegneria meccanica 
alla Cornell University.

Era un americano dell'Illinois
con grandi abilità tecniche fin da piccolo
figlio di William Hammond
fondatore della First National Bank
e di Idea Louise Strong Hammond
più propensa alle arti e alla musica.

Si cimentò in svariate invenzioni e brevetti
e negli anni venti avviò anche una sua azienda
produttrice di orologi elettrici
e furono proprio gli orologi ad illuminarlo
per il futuro sviluppo della tonewheel
(ruota fonica) base fondamentale
per il funzionamento dell'organo.

Hammond apprezzava gli effetti benefici della musica
e voleva creare un mezzo abbastanza sofisticato
da poter generare interesse e creatività
ma anche accessibile a tutti.

Nel 1933 acquistò un vecchio pianoforte
che cominciò a smontare pezzo per pezzo
scartando tutto tranne la meccanica e la tastiera
che usò come un controller per sperimentare
la creazione/generazione del suono fino al timbro ottimale.

C'era solo un piccolo problema...
non sapeva suonare
e così incaricò il sig. W. L. Lahey
suo contabile in azienda nonché
organista della vicina St. Christopher's Episcopal Church
di testare le varie fasi di sviluppo e messa a punto
fino a raggiungere la qualità più elevata possibile
di tocco ed esecuzione.
Da sopraffino orologiaio quale era
e con tutta la sua esperienza ingegneristica e meccanica
ne scaturì un prodotto eccezionale fin da subito.

Laurens depositò il brevetto il 19 gennaio 1934.
Era il tempo della "Grande Depressione"
e anche per questo motivo l'ufficio brevetti fu solerte
nella accettazione del progetto con la speranza
che questa rivoluzionaria innovazione
potesse generare nuovi posti di lavoro.




L'organo "Hammond" entrò in produzione
nel 1935 grazie alla nuova "Hammond Organ Company"
di Evanston, Illinois.
Da allora è il simbolo indiscusso tra i più popolari
affidabili e duraturi strumenti mai costruiti.
La tecnica dell' Hammond è basata
sulla tecnologia del "Telharmonium" di Cahill del 1900
ma su scala molto più piccola.

Un organo a consolle Hammond comprendeva
due tastiere a 61 tasti, il Lower, o Great
e l' Upper, o Swell
con una pedaliera composta da 25 tasti per l'uso comune
o 32 nella versione da concerto.

Hammond ha anche brevettato un riverbero elettromeccanico
che utilizza la torsione elicoidale di una molla a spirale
ampiamente copiato in strumenti elettronici successivi
spingendosi fino ai sintetizzatori
sviluppando uno dei primi prototipi della storia
(Novachord) poi abbandonato a causa dell'elevata complessità
e costi di realizzazione.

Ormai era attivo in ogni settore
della nuova ingegneria meccanica
fino allo sviluppo dei controlli per i missili teleguidati
grazie a cui gli fu riconosciuto il brevetto dei sensori all'infrarosso e luminosi
per la guida delle bombe e tanti altri brevetti successivi.

Oltre ad essere uno strumento di intrattenimento casalingo
l'Hammond diventò popolare anche tra musicisti Jazz e blues
e soprattutto rock, fino alla fine degli anni '70
(Keith Emerson, Procol Harum, Led Zeppelin,
The Allman Brothers Band, The Faces, Deep Purple)
ma è stato utilizzato anche da musicisti "seri"
come Karlheinz Stockhausen in "Mikrophonie II".












05 gennaio 2021

Prince, oggi il primo live



E' l'inizio del 1979, esattamente oggi 5 gennaio
dopo anni di suoni prove e nastri
Prince decide che è tempo di uscire dal guscio
e forma una band in fretta e furia
inserendo l'amico d'infanzia André Cymone
con Bobby Z, Dez Dickerson, Matt Fink
e Gayle Chapman.

Acerbo e ancora ragazzo poco più che 20enne
sceglie la sua città per il debutto
e più precisamente il Capri Theatre
di Minneapolis, appunto.

Gli concedono due date (5/6 gennaio)
biglietto MOLTO popolare a soli 4$
e incasso tutto per il teatro.
In compenso a lui già pensava la WarnerBros
con cui aveva firmato un contratto
tre anni prima a soli 17 anni
e quella sera c'erano anche i dirigenti a giudicarlo.

Il piccolo Roger piace si
ma è ancora "non pronto"
e la sua performance non soddisfacente
tanto suscitare seri dubbi
sul futuro dell'accordo.

Alcuni dissero

“si pavoneggia troppo e imita le
mosse del grande Mick Jagger"...
"E' carino ma è presuntuoso
e sfacciatamente troppo sexy"...

Fortunatamente per Prince (e per noi)
i più saggi della compagnia
ebbero la pazienza di attendere
concedendogli tutto il tempo necessario
anche perché nel 78 era già stato
pubblicato l'album di debutto "For You"
e sarebbe stato poco saggio (oltre che stupido)
bruciare tutto alla prima uscita
e impedire la nascita di una delle più grandi Star
mai apparse sul pianeta!


Discografia:

1978 – For You
1979 – Prince
1980 – Dirty Mind
1981 – Controversy
1982 – 1999
1984 – Purple Rain
1985 – Around the World in a Day
1986 – Parade
1987 – Sign o' the Times
1988 – Lovesexy
1989 – Batman
1990 – Graffiti Bridge
1991 – Diamonds and Pearls
1992 – Love Symbol Album
1994 – Come
1994 – The Black Album
1995 – The Gold Experience
1996 – Chaos and Disorder
1996 – Emancipation
1998 – Crystal Ball / The Truth
1999 – The Vault: Old Friends 4 Sale
1999 – Rave Un2 the Joy Fantastic
2001 – The Rainbow Children
2002 – One Nite Alone...
2003 – Xpectation
2003 – N.E.W.S
2004 – The Chocolate Invasion
2004 – The Slaughterhouse
2004 – Musicology
2006 – 3121
2007 – Planet Earth
2009 – LOtUSFLOW3R / MPLSoUND
2010 – 20Ten
2014 – Plectrumelectrum
2014 – Art Official Age
2015 – HITnRUN Phase One
2015 – HITnRUN Phase Two


Pubblicazioni postume:

2018 – Piano and a Microphone 1983
2019 – Originals









02 gennaio 2021

Silvano Conti

Con la sinossi da "Armentóvime l mondo" 
(Gruppo Editoriale Locale - Dicembre 2020)
si apre il primo post del 2021
più snoopy che mooseekah
perché vi presento lo scrittore e poeta anzi
l'autore di PUISIE... Silvano Conti
concittadino frattigiano 
che conoscevo solo come appassionato di musica e batterista
e non così profondamente ispirato
anche dall'Arte letteraria.



"Forse con l'italiano 
si comunica in modo più diffuso il proprio pensiero, 
e l'inglese, la lingua universale per eccellenza, 
può essere più adatto a comunicare in giro per il mondo; 
eppure le cose che ci stanno più a cuore, 
le comunicazioni più profonde e sincere, 
più intime ed importanti, 
non c'è inglese o italiano che le possano esprimere. 
Magari meglio funzionerebbe uno sguardo, 
o una stretta della mano; 
un cenno d'intesa, una carezza, un bacio; 
o la lingua segreta della madre del bambino 
fatta di suoni e di contatti, 
intonazioni di parole; 
il dialetto arcano ed intraducibile del corpo 
nella sicurezza del cibo e del calore che rassicura. 
Per molti il dialetto è ancora questo 
e proprio questa è la vera differenza con la lingua ufficiale 
o con quelle universali e commerciali, 
fredde e più distanti dalle emozioni, 
assunte dalle società 
per esternare le loro formalità. 
In effetti, a ben guardare, 
ogni linguaggio usato dalla madre con il proprio bimbo 
è di per sé un dialetto". 


Allora Silvano, per me sei una scoperta
spesso magari sappiamo tutto
di artisti dall'altra parte del mondo
e quasi niente di chi vive in mezzo a noi
quindi oggi devo colmare questa lacuna.
Ma andiamo per gradi. 
Ti ho conosciuto come batterista in un gruppo
e anche se ero un ragazzino 
mi ricordo di quelle vostre camicie pazzesche 
giù alla "piattaforma", il punto di riferimento
per musica balli e giochi all'aperto
degli anni 60/70
a chi vi eravate ispirati?
Più Beatles o Rolling Stones? O altri...

Ah! indubbiamente ai Rolling Stones. 
Noi, i MOOV dico 
- acronimo di - Magica Orchestra Orione Vega 
così ci chiamavano allora, 
eravamo per la musica ribelle, innovativa, 
e fuori degli schemi convenzionali.
Ci piaceva il blues, quello vero, quello che parlava agli animi 
e li scuoteva.
Eric Burdon and the Animals ed i Rolling Stones 
erano per tutti noi tra i preferiti.
Poi, nel divenire, per la verità, sotto varie formazioni
(Le Idee, Un'idea e Le Idee di Luca)
ho suonato un po' tutti i generi, night compreso.
Ricordo ancora, con un certo rammarico odierno, 
che eravamo iconoclasti 
e non ci piacevano molto le foto, tant'è che pochissime, 
ahimè e purtroppo, ne ho conservate 
a testimonianza di quel periodo. 
Ora ne sono molto dispiaciuto.


Hai imparato da autodidatta o studiando?

Rigorosamente da autodidatta. 
Ricordo addirittura di aver battuto 
i primi colpi di bacchetta
su due tamburelli da spiaggia. 
Il ritmo credo di averlo sempre avuto dentro,
nella mia natura, nel mio battito ancestrale: 
per me fu facile, debbo dire, seguirlo e coltivarlo.
Solo qualche lezioncina di tecniche sui tempi, 
soprattutto per le mani, 
da parte del compianto Peppe Bruschi, 
sempre frattigiano come me 
e batterista specializzato soprattutto in musiche latine.
Poi, per quanto riguarda i piedi, intendo dire, per capirci,
cassa charleston contrattempi ecc. 
credo di non aver mai avuto bisogno
di altri insegnamenti: mi venivano da dentro 
senza neanche pensarci un po',
anzi quando non pensavo, venivano meglio.


Oggi per me il Silvano Poeta
è una assoluta novità, esisteva già o è nato dopo?

Esisteva esisteva! Quella natura, che poi è la stessa
perché anche nella musica c'è, o almeno ci può essere poesia;
era già presente dopo che, bambino, persi mio padre.
Scrissi i primi versi già a nove/dieci anni: certo ingenui, 
certo un po' sgrammaticati e fanciulleschi,
ma pur significativi e ricchi di pathos.
Pensa che non ho mai avuto il coraggio di sbarazzarmene
e li conservo ancora in archivio sotto il titolo di " Farfalle ".
È in sostanza una raccolta inedita ed anche molto cospicua:
pensa che si tratta di più di seicento poesie che sono state composte
tra il lontano 1960 ed il 1970.
Ancora oggi ogni tanto mi capita di rispolverare qualcuna di esse.

Hai qualche scrittore preferito
che ha "segnato" la tua scelta?

Tanti, veramente. Sai, da adolescente ogni lettura, 
ogni testo che si legge e che ci capita tra le mani può essere, 
e di solito lo è, fortemente condizionante.
Tra i più significativi e decisivi ricordo, 
oltre i soliti autori per ragazzi
( Dickens, Molnár, De Amicis, Salgari ecc.)
l'impatto, se pur scolastico, 
che ebbe sulla mia formazione il Leopardi,
ma anche la musicalità, prima un po' negletta, del Pascoli, 
che dormiente, si conserva ancora riempendo di musiche 
un po' malinconiche i miei contenuti poetici.
E poi, straripante, Ungaretti, e ancora Montale, 
Luzi, Calvino, Alfonso Gatto, Guido Ceronetti, 
solo per citarne alcuni dei nostri connazionali.
E tra gli internazionali, tra i maggiori su tutti Dostoevskij, 
Marina Ivanovna Cvetaeva,
Pasternak, Khelebnikov, Bloch, Evtushenko, ...
che porteranno in seguito al mio approdo
verso i "Sentieri tartari e marinari" 

Quanti libri hai pubblicato finora?

Beh, pubblicati sono, se non erro, diciassette.
Sei di questi sono scritti in dialetto frattigiano, 
e tra questi anche l’ultimo recentissimo
titolato "Armentóvime l mondo" .
Altri undici poi sono in lingua, per lo più trattano di poesia 
e prosa poetica contemporanea,
ma anche di satira politica e ambientale, 
e ho anche scritto un atto unico teatrale
(monologo con dialogo fuori campo) 
dal titolo: "Alla ricerca del filo conduttore".
E debbo confessarti, che, resti tra noi, vi annoierò ancora molto
perché ho tanto materiale inedito da proporre.
Per l' esattezza ben due nuovi testi e due riedizioni dialettali,
ed un nuovo testo e tre riedizioni in lingua.
Sarò lungo e spero non noioso, 
parafrasando un detto delle nostre parti.
Il fatto è che questo virus che ci ha costretti a casa non ha, 
per fortuna, posto freno alla nostra fantasia ed alla creatività 
e spero, ma forse invano,
che possa agevolare ed incrementare anche la lettura di tutti voi.
( la vera lettura, naturalmente )

Sono decenni che parlano di crisi del libro
che oggi è ancora più schiacciato dalla tecnologia
credi che avrà ancora un futuro?

Spero. Voglio tanto sperare di sì.
Spero tanto che la gente non perda di vista questo nutrimento
che ci è concesso dalla parola, 
e dal silenzio meditato che la circonda con la lettura.
Spero tanto che la gente impari a discernere tra la lettura autentica,
libera e consapevole e quella imposta, 
mercificata, filtrata e standardizzata.
Voglio sperare che si possa leggere quello che scegliamo
e non solo quello che gli algoritmi del web 
ci propongono e ci suggeriscono.
E spero che anche l'editoria 
faccia un passo in avanti in tale direzione
fornendo meno promozioni e meno rilievo ai soliti noti;
a coloro che hanno solo buoni canali di visibilità
e scarni e inconsistenti contenuti.
Lo stato stesso, nel dare il suo sostegno, dovrebbe indicare
ed agevolare questo indirizzo

Già il tuo genere è veramente "di nicchia"
poi scrivi anche dialetto... Ti piacciono le sfide !

Certo che mi piacciono! Debbo dire che amo anche vincerle 
e di solito, tranne che con me stesso, mi riesce.
La vera sfida comunque non sta nel contenitore che si propone,
nell'involucro cioè in cui si cala e si avvolge la parola;
che sia italiano o dialetto o inglese, 
che siano versi sciolti o incatenati, rima o verso libero,
siano musica danza oppure pittura: la vera sfida è la poesia.
Id est - è la sostanza di ciò che si propone,
il suo spessore, la sua "sentenza", 
come gli antichi amavano appellarla.
Io proprio questo ho inteso fare. 
Il dialetto, in senso lato inteso come linguaggio intimo,
è stato ed è per me solo uno dei tanti contenitori 
ove ho "versato" i miei contenuti,
l'essenza del mio sentire, ottenendo comunque 
forse il duplice risultato di rinnovare,
rianimare, rinfrescare, rinvigorire una lingua 
dalle radici arcaiche e nobili
che lo stesso Dante Alighieri citava ad esempio nel lontano 1307 
nel suo "De vulgari eloquentia".
Altri contenitori da me usati nel mio percorso poetico sono, ad esempio,
quelli classici delle "Eoliche del pensiero" 
e cioè le strofe Saffiche ed i versi Alcaici, quelli esotici ed orientali 
dei Tanka e degli Haiku, delle Ikebana nei "Soqquadri"
quelli tratti dalla letteratura russa e slava 
dei "Sentieri tartari e marinari" ecc.
Tutti i contenitori sono il contenente; ciò che conta è il contenuto,
cioè la poesia in tutte le sue forme e parvenze.

Che ne pensi della situazione attuale
come la stai vivendo?

Una situazione molto complessa, pregna di sofferta precarietà,
e non mi riferisco solamente a quella economica 
ma soprattutto a quella intima,
psicologica ed esistenziale.
Dobbiamo reagire, tutti quanti, 
e trovare dentro di noi le risorse per farlo,
per dare sostegno e forza interiore 
(resilienza, la chiamano ora con un termine abusato);

...lo detesto...

dobbiamo insomma, come fanno i poeti, 
guardare dentro per scovare la poesia
che è in ognuno di noi per trovare nuove ripartenze 
e ravvivare l’esistenza.
Da parte mia, ho ancora molta "birra", 
ho occhi che guardano lontano
ed orecchie che ascoltano, ho dita che toccano il cielo 
e bevo, tutto d'un fiato, ogni liquore e respiro ogni odore.
Mi considero un privilegiato, ma non sono contento:
vorrei che tutti avessero il privilegio di guardarsi dentro 
e di trovarvi la poesia.

Tutto sommato siamo "fortunati" a vivere ancora alla Fratta...
ma in quale posto vorresti essere nato o vorresti vivere adesso?

Siamo fortunatissimi, caro amico, ma spesso lo ignoriamo.
Vivere qui, sotto la croce amica, 
è di per sé un altro grande privilegio.
Lontano dai crucci metropolitani, 
alle frenesie dei traffici caotici 
e dagli iperspazi che allontanano più del virus.
Rispetto agli abitanti di altri luoghi, 
ognuno di noi, tutto sommato,
ha cambiato di poco le proprie abitudini, 
l'organizzazione della propria vita.
Ha comunque potuto respirare la stessa aria, 
rafforzare le proprie radici
e scoprire attorno a sé i propri cari 
come mai li aveva visto e frequentati,
ha ritrovato le proprie cose 
che prima si era dimenticato di avere
o che comunque avevano perso consistenza 
e considerazione.
Tutto questo 
(e qui devo un tantino rivalutare una funzione positiva 
svolta dai mezzi informatici) 
senza cadere, o almeno cedere del tutto, 
nella fobia collettiva dell'isolamento e dell'angoscia.
Ma, al di là degli elogi, ricordiamoci tutti che i computer, 
i tablet, gli smartphone i collegamenti WiFi,
i videogame e tutte le nuove tecnologie del web sono, 
e debbono continuare ad essere,
solo dei mezzi e i mezzi possono essere, 
e spesso lo sono, male utilizzati.
Consideriamoli tali e non ci lasciamo condizionare più di tanto.
Noi abbiamo il manico, il telecomando, l'interruttore.

Certo, però non lo usiamo
o lo usiamo male
a volte mi domando perché "lagggente"
si debba sottoporre a tanta sottomissione
e viverci dentro (i social) talmente dentro
che se non è "li dentro" non esiste
ma poi mi rendo conto che ormai la pervasività 
del sistema che ci hanno imposto è fuori controllo
comanda i nostri bioritmi l'umore e le decisioni...
Dai, chiudiamo in moooseeekaaah... che genere ascolti oggi?

Tutta la buona musica di tutti i generi, dalla stessa lirica 
ai rapper più interessanti.
Di solito apprezzo molto il Jazz, da quello classico al free jazz, 
poi, permettetemi il mio primo amore: il blues, 
il rock anche quello duro e psichedelico,
derivato, tanto per intenderci dai Led Zeppelin 
o dagli equilibrismi visionari di Jimi Hendrix
o dei Nirvana.
E poi, i latini molto "chitarristi" alla Santana, 
buoni melodici 
(però mi disturba molto 
la distorsione applicata alla voce molto in voga ora). 
Al primo posto metto sempre comunque musicisti e compositori 
come Nicola Capogrande, Enzo Restagno, Bollani, Allevi, 
Ivan Fedeli e su tutti Fausto Romitelli che,
a mio parere, è un apripista che favorisce l'integrazione 
tra le distorsioni e i suoni amplificati del rock, 
e la musica cosiddetta spettrale.
Ho scritto anche di questo in un capitolo 
sulle avanguardie artistiche contemporanee
nel frontespizio dei miei "Soqquadri - la scompigliatura del significato" 

Ok Ragazzo, complimenti! E qui c'è il brano che hai scelto...








Gli altri libri citati da Silvano:
"Sentieri tartari e marinari" (Gruppo Editoriale Locale 2018)
"Soqquadri" (Gruppo Editoriale Locale 2020)
"Eoliche del pensiero" (Gruppo Editoriale Locale 2020)