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02 gennaio 2021

Silvano Conti

Con la sinossi da "Armentóvime l mondo" 
(Gruppo Editoriale Locale - Dicembre 2020)
si apre il primo post del 2021
più snoopy che mooseekah
perché vi presento lo scrittore e poeta anzi
l'autore di PUISIE... Silvano Conti
concittadino frattigiano 
che conoscevo solo come appassionato di musica e batterista
e non così profondamente ispirato
anche dall'Arte letteraria.



"Forse con l'italiano 
si comunica in modo più diffuso il proprio pensiero, 
e l'inglese, la lingua universale per eccellenza, 
può essere più adatto a comunicare in giro per il mondo; 
eppure le cose che ci stanno più a cuore, 
le comunicazioni più profonde e sincere, 
più intime ed importanti, 
non c'è inglese o italiano che le possano esprimere. 
Magari meglio funzionerebbe uno sguardo, 
o una stretta della mano; 
un cenno d'intesa, una carezza, un bacio; 
o la lingua segreta della madre del bambino 
fatta di suoni e di contatti, 
intonazioni di parole; 
il dialetto arcano ed intraducibile del corpo 
nella sicurezza del cibo e del calore che rassicura. 
Per molti il dialetto è ancora questo 
e proprio questa è la vera differenza con la lingua ufficiale 
o con quelle universali e commerciali, 
fredde e più distanti dalle emozioni, 
assunte dalle società 
per esternare le loro formalità. 
In effetti, a ben guardare, 
ogni linguaggio usato dalla madre con il proprio bimbo 
è di per sé un dialetto". 


Allora Silvano, per me sei una scoperta
spesso magari sappiamo tutto
di artisti dall'altra parte del mondo
e quasi niente di chi vive in mezzo a noi
quindi oggi devo colmare questa lacuna.
Ma andiamo per gradi. 
Ti ho conosciuto come batterista in un gruppo
e anche se ero un ragazzino 
mi ricordo di quelle vostre camicie pazzesche 
giù alla "piattaforma", il punto di riferimento
per musica balli e giochi all'aperto
degli anni 60/70
a chi vi eravate ispirati?
Più Beatles o Rolling Stones? O altri...

Ah! indubbiamente ai Rolling Stones. 
Noi, i MOOV dico 
- acronimo di - Magica Orchestra Orione Vega 
così ci chiamavano allora, 
eravamo per la musica ribelle, innovativa, 
e fuori degli schemi convenzionali.
Ci piaceva il blues, quello vero, quello che parlava agli animi 
e li scuoteva.
Eric Burdon and the Animals ed i Rolling Stones 
erano per tutti noi tra i preferiti.
Poi, nel divenire, per la verità, sotto varie formazioni
(Le Idee, Un'idea e Le Idee di Luca)
ho suonato un po' tutti i generi, night compreso.
Ricordo ancora, con un certo rammarico odierno, 
che eravamo iconoclasti 
e non ci piacevano molto le foto, tant'è che pochissime, 
ahimè e purtroppo, ne ho conservate 
a testimonianza di quel periodo. 
Ora ne sono molto dispiaciuto.


Hai imparato da autodidatta o studiando?

Rigorosamente da autodidatta. 
Ricordo addirittura di aver battuto 
i primi colpi di bacchetta
su due tamburelli da spiaggia. 
Il ritmo credo di averlo sempre avuto dentro,
nella mia natura, nel mio battito ancestrale: 
per me fu facile, debbo dire, seguirlo e coltivarlo.
Solo qualche lezioncina di tecniche sui tempi, 
soprattutto per le mani, 
da parte del compianto Peppe Bruschi, 
sempre frattigiano come me 
e batterista specializzato soprattutto in musiche latine.
Poi, per quanto riguarda i piedi, intendo dire, per capirci,
cassa charleston contrattempi ecc. 
credo di non aver mai avuto bisogno
di altri insegnamenti: mi venivano da dentro 
senza neanche pensarci un po',
anzi quando non pensavo, venivano meglio.


Oggi per me il Silvano Poeta
è una assoluta novità, esisteva già o è nato dopo?

Esisteva esisteva! Quella natura, che poi è la stessa
perché anche nella musica c'è, o almeno ci può essere poesia;
era già presente dopo che, bambino, persi mio padre.
Scrissi i primi versi già a nove/dieci anni: certo ingenui, 
certo un po' sgrammaticati e fanciulleschi,
ma pur significativi e ricchi di pathos.
Pensa che non ho mai avuto il coraggio di sbarazzarmene
e li conservo ancora in archivio sotto il titolo di " Farfalle ".
È in sostanza una raccolta inedita ed anche molto cospicua:
pensa che si tratta di più di seicento poesie che sono state composte
tra il lontano 1960 ed il 1970.
Ancora oggi ogni tanto mi capita di rispolverare qualcuna di esse.

Hai qualche scrittore preferito
che ha "segnato" la tua scelta?

Tanti, veramente. Sai, da adolescente ogni lettura, 
ogni testo che si legge e che ci capita tra le mani può essere, 
e di solito lo è, fortemente condizionante.
Tra i più significativi e decisivi ricordo, 
oltre i soliti autori per ragazzi
( Dickens, Molnár, De Amicis, Salgari ecc.)
l'impatto, se pur scolastico, 
che ebbe sulla mia formazione il Leopardi,
ma anche la musicalità, prima un po' negletta, del Pascoli, 
che dormiente, si conserva ancora riempendo di musiche 
un po' malinconiche i miei contenuti poetici.
E poi, straripante, Ungaretti, e ancora Montale, 
Luzi, Calvino, Alfonso Gatto, Guido Ceronetti, 
solo per citarne alcuni dei nostri connazionali.
E tra gli internazionali, tra i maggiori su tutti Dostoevskij, 
Marina Ivanovna Cvetaeva,
Pasternak, Khelebnikov, Bloch, Evtushenko, ...
che porteranno in seguito al mio approdo
verso i "Sentieri tartari e marinari" 

Quanti libri hai pubblicato finora?

Beh, pubblicati sono, se non erro, diciassette.
Sei di questi sono scritti in dialetto frattigiano, 
e tra questi anche l’ultimo recentissimo
titolato "Armentóvime l mondo" .
Altri undici poi sono in lingua, per lo più trattano di poesia 
e prosa poetica contemporanea,
ma anche di satira politica e ambientale, 
e ho anche scritto un atto unico teatrale
(monologo con dialogo fuori campo) 
dal titolo: "Alla ricerca del filo conduttore".
E debbo confessarti, che, resti tra noi, vi annoierò ancora molto
perché ho tanto materiale inedito da proporre.
Per l' esattezza ben due nuovi testi e due riedizioni dialettali,
ed un nuovo testo e tre riedizioni in lingua.
Sarò lungo e spero non noioso, 
parafrasando un detto delle nostre parti.
Il fatto è che questo virus che ci ha costretti a casa non ha, 
per fortuna, posto freno alla nostra fantasia ed alla creatività 
e spero, ma forse invano,
che possa agevolare ed incrementare anche la lettura di tutti voi.
( la vera lettura, naturalmente )

Sono decenni che parlano di crisi del libro
che oggi è ancora più schiacciato dalla tecnologia
credi che avrà ancora un futuro?

Spero. Voglio tanto sperare di sì.
Spero tanto che la gente non perda di vista questo nutrimento
che ci è concesso dalla parola, 
e dal silenzio meditato che la circonda con la lettura.
Spero tanto che la gente impari a discernere tra la lettura autentica,
libera e consapevole e quella imposta, 
mercificata, filtrata e standardizzata.
Voglio sperare che si possa leggere quello che scegliamo
e non solo quello che gli algoritmi del web 
ci propongono e ci suggeriscono.
E spero che anche l'editoria 
faccia un passo in avanti in tale direzione
fornendo meno promozioni e meno rilievo ai soliti noti;
a coloro che hanno solo buoni canali di visibilità
e scarni e inconsistenti contenuti.
Lo stato stesso, nel dare il suo sostegno, dovrebbe indicare
ed agevolare questo indirizzo

Già il tuo genere è veramente "di nicchia"
poi scrivi anche dialetto... Ti piacciono le sfide !

Certo che mi piacciono! Debbo dire che amo anche vincerle 
e di solito, tranne che con me stesso, mi riesce.
La vera sfida comunque non sta nel contenitore che si propone,
nell'involucro cioè in cui si cala e si avvolge la parola;
che sia italiano o dialetto o inglese, 
che siano versi sciolti o incatenati, rima o verso libero,
siano musica danza oppure pittura: la vera sfida è la poesia.
Id est - è la sostanza di ciò che si propone,
il suo spessore, la sua "sentenza", 
come gli antichi amavano appellarla.
Io proprio questo ho inteso fare. 
Il dialetto, in senso lato inteso come linguaggio intimo,
è stato ed è per me solo uno dei tanti contenitori 
ove ho "versato" i miei contenuti,
l'essenza del mio sentire, ottenendo comunque 
forse il duplice risultato di rinnovare,
rianimare, rinfrescare, rinvigorire una lingua 
dalle radici arcaiche e nobili
che lo stesso Dante Alighieri citava ad esempio nel lontano 1307 
nel suo "De vulgari eloquentia".
Altri contenitori da me usati nel mio percorso poetico sono, ad esempio,
quelli classici delle "Eoliche del pensiero" 
e cioè le strofe Saffiche ed i versi Alcaici, quelli esotici ed orientali 
dei Tanka e degli Haiku, delle Ikebana nei "Soqquadri"
quelli tratti dalla letteratura russa e slava 
dei "Sentieri tartari e marinari" ecc.
Tutti i contenitori sono il contenente; ciò che conta è il contenuto,
cioè la poesia in tutte le sue forme e parvenze.

Che ne pensi della situazione attuale
come la stai vivendo?

Una situazione molto complessa, pregna di sofferta precarietà,
e non mi riferisco solamente a quella economica 
ma soprattutto a quella intima,
psicologica ed esistenziale.
Dobbiamo reagire, tutti quanti, 
e trovare dentro di noi le risorse per farlo,
per dare sostegno e forza interiore 
(resilienza, la chiamano ora con un termine abusato);

...lo detesto...

dobbiamo insomma, come fanno i poeti, 
guardare dentro per scovare la poesia
che è in ognuno di noi per trovare nuove ripartenze 
e ravvivare l’esistenza.
Da parte mia, ho ancora molta "birra", 
ho occhi che guardano lontano
ed orecchie che ascoltano, ho dita che toccano il cielo 
e bevo, tutto d'un fiato, ogni liquore e respiro ogni odore.
Mi considero un privilegiato, ma non sono contento:
vorrei che tutti avessero il privilegio di guardarsi dentro 
e di trovarvi la poesia.

Tutto sommato siamo "fortunati" a vivere ancora alla Fratta...
ma in quale posto vorresti essere nato o vorresti vivere adesso?

Siamo fortunatissimi, caro amico, ma spesso lo ignoriamo.
Vivere qui, sotto la croce amica, 
è di per sé un altro grande privilegio.
Lontano dai crucci metropolitani, 
alle frenesie dei traffici caotici 
e dagli iperspazi che allontanano più del virus.
Rispetto agli abitanti di altri luoghi, 
ognuno di noi, tutto sommato,
ha cambiato di poco le proprie abitudini, 
l'organizzazione della propria vita.
Ha comunque potuto respirare la stessa aria, 
rafforzare le proprie radici
e scoprire attorno a sé i propri cari 
come mai li aveva visto e frequentati,
ha ritrovato le proprie cose 
che prima si era dimenticato di avere
o che comunque avevano perso consistenza 
e considerazione.
Tutto questo 
(e qui devo un tantino rivalutare una funzione positiva 
svolta dai mezzi informatici) 
senza cadere, o almeno cedere del tutto, 
nella fobia collettiva dell'isolamento e dell'angoscia.
Ma, al di là degli elogi, ricordiamoci tutti che i computer, 
i tablet, gli smartphone i collegamenti WiFi,
i videogame e tutte le nuove tecnologie del web sono, 
e debbono continuare ad essere,
solo dei mezzi e i mezzi possono essere, 
e spesso lo sono, male utilizzati.
Consideriamoli tali e non ci lasciamo condizionare più di tanto.
Noi abbiamo il manico, il telecomando, l'interruttore.

Certo, però non lo usiamo
o lo usiamo male
a volte mi domando perché "lagggente"
si debba sottoporre a tanta sottomissione
e viverci dentro (i social) talmente dentro
che se non è "li dentro" non esiste
ma poi mi rendo conto che ormai la pervasività 
del sistema che ci hanno imposto è fuori controllo
comanda i nostri bioritmi l'umore e le decisioni...
Dai, chiudiamo in moooseeekaaah... che genere ascolti oggi?

Tutta la buona musica di tutti i generi, dalla stessa lirica 
ai rapper più interessanti.
Di solito apprezzo molto il Jazz, da quello classico al free jazz, 
poi, permettetemi il mio primo amore: il blues, 
il rock anche quello duro e psichedelico,
derivato, tanto per intenderci dai Led Zeppelin 
o dagli equilibrismi visionari di Jimi Hendrix
o dei Nirvana.
E poi, i latini molto "chitarristi" alla Santana, 
buoni melodici 
(però mi disturba molto 
la distorsione applicata alla voce molto in voga ora). 
Al primo posto metto sempre comunque musicisti e compositori 
come Nicola Capogrande, Enzo Restagno, Bollani, Allevi, 
Ivan Fedeli e su tutti Fausto Romitelli che,
a mio parere, è un apripista che favorisce l'integrazione 
tra le distorsioni e i suoni amplificati del rock, 
e la musica cosiddetta spettrale.
Ho scritto anche di questo in un capitolo 
sulle avanguardie artistiche contemporanee
nel frontespizio dei miei "Soqquadri - la scompigliatura del significato" 

Ok Ragazzo, complimenti! E qui c'è il brano che hai scelto...








Gli altri libri citati da Silvano:
"Sentieri tartari e marinari" (Gruppo Editoriale Locale 2018)
"Soqquadri" (Gruppo Editoriale Locale 2020)
"Eoliche del pensiero" (Gruppo Editoriale Locale 2020)